„Faceva senza dubbio parte degli edifici sul lago architettonicamente più preziosi dell’area di Starnberg. Si potrebbe persino affermare che si tratta di una delle ville più importanti di tutta l’area metropolitana di Monaco.“
Gerhard Schober
Esperto di storia principale
Quando il EUROPEAN HERITAGE PROJECT ha acquistato il Palais Sonnenhof di Starnberg nel 2002, l’imponente villa storica era in uno stato di rovina e degrado. Soprattutto il parco circostante e le relative aree del giardino erano totalmente trascurate e incolte. Un quarto di secolo di abbandono e numerosi progetti di intervento non realizzati avevano lasciato evidenti tracce.
Le ripercussioni erano più evidenti sull’aspetto d’insieme della sostanza architettonica, originariamente nobile e solida, della villa, fino a guadagnarsi un’esistenza triste e misera. Nel 1990, l’edificio era completamente vuoto e occasionalmente serviva solo come set cinematografico o luogo per eventi.
Il Palais Sonnenhof è un’opera architettonica, che rappresenta chiaramente il culmine del Lago di Starnberg, con il suo cambiamento da rifugio ducale, che era accessibile unicamente alla nobiltà bavarese, ad un posto di svago e meta dei fine settimana per gli abitanti di Monaco di classe media e alta. Tra i muri della villa, si cela la storia dinamica del periodo antecedente alla prima guerra mondiale, fino al periodo successivo alla seconda guerra mondiale, un’era che portò in tutta Europa lo sfacelo e il conseguente cambiamento. Il Palais Sonnenhof, anche chiamato Villa Böhler, fu costruito nel 1912 da Hans Norris, il protégé del rinomato architetto Gabriel von Seidel, come maestoso e rappresentativo domicilio del mercante d’arte e antiquario reale bavarese Julius Böhler.
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SITUAZIONE ALL’ACQUISTO
All’epoca dell’acquisto da parte del EUROPEAN HERITAGE PROJECT, nel 2002, il Palais Sonnenhof aveva perso gran parte della sua sostanza architettonica, dopo l’amministrazione decennale da parte della città di Starnberg e il coinvolgimento di diversi speculatori ed investitori, in quanto la proprietà era stata lasciata al degrado, con progetti stagnanti e inattività decennale. Pertanto, non solo la villa, ma soprattutto anche l’area parco, un tempo maestosa, erano in uno stato di desolazione. Durante il periodo in cui Palais Sonnenhof era sotto l’amministrazione cittadina, la metà inferiore dell’area verde della proprietà venne divisa e vi furono edificati dei palazzi a più piani. In questa fase, su una parte del terreno appartenente all’ex complesso, fu costruito un vivaio, su un’altra la clinica di Starnberg. Indecisa sul futuro di Palais Sonnenhof, l’amministrazione cittadina aveva venduto la proprietà restante, inclusa la villa, ad un gruppo di ambiziosi investitori. Questi, nell’ambito dell’operazione, avevano proposto diversi progetti per costruire un hotel o una casa di riposo, nessuno dei quali però venne realizzato. A parte occasionali set cinematografici, per i quali la proprietà è stata utilizzata dagli anni ’90, l’edificio è rimasto vuoto. L’area parco, ispirata al modello inglese di architettura paesaggistica, non è più riuscita a rendere giustizia al suo stato originale straordinariamente concepito. Pertanto, dopo l’acquisto da parte del EUROPEAN HERITAGE PROJECT, è stato necessario rilevare almeno una parte delle superfici abbandonate. Anche gli importanti edifici adiacenti, come ad esempio la casa del custode a sud-est, sono stati necessariamente ricompresi nell’acquisizione del Palais.
PROPRIETÁ: NUMERI E FATTI
Il Palais Sonnenhof, anche detto Villa Böhler o Villa Conte Bernstorff, fu costruito nel 1912, a richiamo dello stile barocco, sulla parte alta di Hanfelder Berg e dalla sua sommità gode del panorama dell’intera catena alpina, da Berchtesgade fino al Lago di Costanza. La villa, che ricade sotto la salvaguardia locale, si trova nella città di Starnberg della Baviera meridionale ed è situata a nord del lago di Starnberg e ad est del territorio protetto di Leutstettener Moos. Un grande plastico dettagliato della villa, con relativa area parco, che documenta lo stato della proprietà fino agli anni ’20, appartiene oggi a uno dei reperti più importanti del Museo del Lago di Starnberg. L’area parco si estendeva originariamente su una superficie di 6,4 ettari, di cui oggi sono conservati circa 3 ettari. Altri elementi architettonici appartenenti all’area parco trapezoidale e cosparsa di cascate, sono in ordine sparso un pozzo, un muro e un padiglione aperto. Al Palais Sonnenhof, che conta una superficie utile di circa XX metri quadrati, appartengono altri edifici adiacenti, che il EUROPEAN HERITAGE PROJECT ha potuto annettere alla proprietà all’acquisizione. Dietro al portale di accesso alla strada di Hanfeld, c’è la casa del custode e del giardiniere, oltre all’ex stalla e alla rimessa delle carrozze. Gli edifici adiacenti, che si trovano su una pianura lungo la strada per Hanfeld, sono a stento visibili dall’alto e concentrano quindi l’attenzione incondizionatamente sulla villa sovrastante.
STORIA
XIX secolo: Da villaggio di pescatori a rifugio del fine settimana per la borghesia di Monaco
L’odierna Starnberg si è sviluppata da due insediamenti confinanti, che erano caratterizzati da attività economiche molto diverse. Nel vecchio villaggio di Achheim, situato a sud del castello, dominava tradizionalmente la pesca. Nei dintorni di Starnberg, a nord-est, si erano insediati principalmente artigiani e funzionari della corte di Monaco. Dopo che l’alta nobiltà si era ritirata dalla regione, dopo il periodo d’oro di Starnberg tra il XVI e il XVIII secolo, Starnberg visse una fase più calma verso la fine del XVIII secolo. In effetti, perse sempre più importanza come residenza estiva del Casato di Wittelsbach, mentre la corte di Monaco preferì i castelli di Berg e Possenhofen come sue dimore di lusso.
All’inizio del XIX secolo, diversi beni di Starnberg divennero piccoli possedimenti nobiliari. Anche famiglie borghesi benestanti scoprirono la bellezza del paesaggio attorno al lago di Würmsee e fecero costruire le prime ville sul lago come residenze estive. Intorno al lago, furono occupati inizialmente alcuni dei più grossi spazi esistenti, senza che ci fosse comunque una piena compattezza architettonica. Molte delle superfici in seguito ambite erano in questo periodo ancora disponibili. Ne seguì la costruzione di Vogelanger e di Schlossberg meridionale, mentre lungo la strada di Weilheim sorsero i primi grandi complessi di ville e palazzi. Dalla metà del XIX secolo, il funzionario del dipartimento per l’urbanistica, Johann Ulrich Himbsel (1787 – 1860), che aveva preso residenza sul lago di Starnberg già nel 1827, promosse fortemente lo sviluppo rapido del villaggio di Starnberg, incentivando i battelli a vapore sul lago di Starnberg. Himbsel capì molto presto l’importanza economica che sarebbe derivata dal collegamento della vicina metropoli e la natura libera e incontaminata. Nel 1851, il piroscafo “Maximilian”, costruito per 300 passeggeri, fu varato a Starnberg e i numerosi escursionisti di Monaco, che erano venuti fin qui con carrozze e diligenze attraverso l’area forestale del Parco di Forstenried, accolsero con gioia questa opzione di svago. Per ottenere un migliore utilizzo del battello, Himbsel avviò a proprie spese l’introduzione della linea Monaco-Starnberg. Favorito dalla ferrovia aperta nel 1854, il posto sperimentò una crescita senza precedenti e, di conseguenza, la comunità fino ad allora ridotta, si sviluppò nella più importante località sul lago del XIX secolo.
1912 – 1920: Architettura come capolavoro rappresentativo: tra idillio familiare e collezione d’arte
Nel 1912, il mercante d’arte di Monaco e antiquario della corte reale bavarese, Julius Böhler (1860 – 1934) riuscì ad acquistare uno degli ultimi lotti edificabili di alta attrattiva di Starnberg sul punto più alto di Hanfelder Berg. Inoltre, l’anno 1912 segnò un drastico punto di svolta per Starnberg, quando fu riconosciuta al luogo la “classificazione da comunità agricola di Starnberg alla classe di Città”. Julius Böhler, già nel 1900, aveva fatto costruire una villa nel cosiddetto stile architettonico Heimatstil, sulla via Josef-Fischhaber di Starnberg. L’ex villa Böhler cattura ancora oggi l’attenzione per le sue facciate neo-rinascimentali con guglie neo-gotiche, tuttavia, la proprietà dopo solo un decennio smise di rispecchiare le esigenze rappresentative dell’antiquario di corte. Infatti, una villa nell’idea di Böhler doveva rispecchiare la sua imponente esperienza borghese.
Julius Böhler nacque nel 1860 come ottavo figlio di una famiglia di artigiani, nella piccola località di Schmalenberg, nella Foresta Nera. All’età di vent’anni, Böhler andò a Monaco e aprì nel centro città il suo primo negozio sulla Zweigstraße e si specializzò da questo momento su dipinti, sculture e artigianato artistico; l’apertura di un secondo negozio d’arte sulla Sophienstraße seguì solo dopo poco tempo. A 35 anni, Julius Böhler, grazie al suo fiuto per le esigenze dei suoi clienti collezionisti d’arte, venne nominato dall’Imperatore Guglielmo II (1859 – 1941) “Antiquario della corte reale di Prussia”. Alla fine del secolo, la carriera di Böhler si può descrivere come segue: incoronato dal successo. Tra il 1902 e il 1904, nella centralissima via Briennerstraße di Monaco, sorse il “Palazzo Böhler”, per la cui progettazione egli convocò il rinomato architetto Gabriel Seidl (1848 – 1913). Solo un anno dopo, il meritevole mercante d’arte venne nuovamente nominato “Antiquario di corte reale”, questa volta alla corte bavarese, sotto il Principe Reggente Luitpold (1821 – 1912). Nel 1906, con la compartecipazione di suo figlio Julius Wilhelm Böhler, ebbe inizio il ricambio generazionale, mentre il capo famiglia gradualmente si metteva a riposo.
Nel 1912, Julius Böhler chiamò Hans Noris, uno dei più noti e sofisticati architetti di Monaco dell’epoca e, soprattutto, allievo di Gabriel von Seidl, per creare una proprietà che fosse all’altezza di tutti i requisiti di una dimora di lusso e che evidenziasse il gusto e lo stile di vita del committente. Progettato inizialmente come dimora principale, il Palais Sonnenhof è un’opera che si integra nel paesaggio grazie alla sua eccellente contestualizzazione e che esprime maestosa pace e nobiltà tramite la netta linearità architettonica.
1920 – 1934: Villa Böhler diventa sede della politica
Nel 1920, la ex moglie di Julius Böhler vendette l’intera proprietà per 1.100.000,- marchi al Diplomatico Johann Heinrich Conte di Bernstorff (1862 – 1939). Dopo l’acquisto della villa, von Bernstorff chiamò di nuovo l’architetto Hans Noris perché apportasse alcune modifiche architettoniche. L’intervento esterno più visibile fu il montaggio speculare ed analogo di una seconda ala laterale sulla fiancata occidentale dell’edificio. Tramite l’intervento architettonico, venne migliorato l’aspetto della villa nella sua qualità nobile e rappresentativa. Inoltre, con la ristrutturazione della villa, furono applicati elementi più moderni, come ad esempio la vetrata a scomparsa della veranda.
Con von Bernstorff, inoltre, la politica fece il suo ingresso a Palais Sonnenhof. Von Bernstorff, che proveniva da una famiglia di Diplomatici tedesco-danesi appartenente alla nobiltà di Meclemburgo, nel corso della sua carriera politica si guadagnò la nomea di conciliatore e abile stratega nell’intermediazione. Attraversò diverse fasi a servizio diplomatico del Reich tedesco, inclusa Costantinopoli, Belgrado, San Pietroburgo, Monaco e Londra, dove esercitò come Consigliere.
Dopo la fine della guerra, a von Bernstorff furono offerti incarichi ministeriali esterni, che però lui rifiutò, per poi dimettersi dal servizio per gli affari esteri. Con la volontà di dedicarsi alla politica interna della Germania, entrò presto in Parlamento per il Partito Democratico Tedesco e occupò un seggio dal 1921 al 1928. Nel 1922, fu inoltre nominato Presidente della Divisione Tedesca per la Lega delle nazioni e si impegnò con tutto se stesso per l’ingresso della Germania nella comunità internazionale. Tra il 1926 e il 1931, rappresentò la Germania come delegato alla “Conferenza preliminare sul disarmo della Lega delle nazioni” a Genf. È inoltre ragionevole assumere che nel periodo tra le due guerre mondiali, molte decisioni politiche di interesse sia nazionale che internazionale furono prese nella villa di Bernstorff e qui vennero anche alla luce molte idee con l’intento di istituire la pace.
1934 – 1945: Periodi di sommosse, dal Terzo Reich all’Ora Zero
In vista dell’emergente presa di potere dei nazionalsocialisti, nel 1933 Bernstorff emigrò in Svizzera e alla fine del 1934 vendette l’edificio a Alfred Walz, figlio dell’ultimo Sindaco di Heidelberg Ernst Walz (1888 – 1966). Anche la famiglia Walz non fu risparmiata dalla Germania Nazista.
Infatti, l’avvocato Ernst Walz, all’epoca della Repubblica di Weimar, era capo del Dipartimento per il Diritto Costituzionale, Organizzazione Amministrativa, Supervisione delle Casse Comunali e di Risparmio, al Ministero degli Interni e inoltre, nel 1932, era stato nominato Consigliere Ministeriale. Tuttavia, dato che la madre di Walz era americana di origini ebreo-tedesche, nel 1935 fu spostato alla Corte dei Conti. A causa delle sue radici, nel 1937 fu costretto ad andare provvisoriamente, e nel 1942 definitivamente, in pensione. Cosa può essere accaduto in questo posto durante quel periodo buio della storia tedesca, tra il 1934 e il 1945, può essere solo ipotizzato, tuttavia, è chiaro che quegli anni devono aver lasciato le loro tracce negli ex abitanti e ospiti della villa. Una delle poche testimonianze documentate del periodo del Terzo Reich che sono emerse sulla proprietà era una cerimonia in onore dei veterani della prima guerra mondiale.
L’assistenza alle vittime della guerra nazionalsocialista, in acronimo NSKOV, derivò dal servizio per le vittime di guerra fondato dopo la prima guerra mondiale e si occupò di soldati invalidi di guerra, i superstiti dei caduti, nonché delle esigenze degli ex appartenenti all’esercito in generale. Si voleva garantire loro un posto dignitoso nella società come “cittadini onorari della nazione”. In questo senso, il NSKOV pianificò per i dintorni di Starnberg la costruzione di vari villaggi, che erano soprattutto destinati a questo gruppo di persone. Il 1 aprile 1935, venne finalmente organizzata la cerimonia di completamento per il cosiddetto “insediamento dei soldati tedeschi e membri del partito” sui terreni dell’ex villa Bernstorff. Nell’odierno Palais Sonnenhof, si cela a tutti gli effetti la storia di un’intera nazione, che si conserva tra le sue mura sottoforma di racconti di destini individuali. Non si può negare che Villa Berhstorff sia stata temporaneamente sfruttata come luogo di strumentalizzazione e propaganda, tuttavia la proprietà dovette giocare un ruolo fondamentale per il successo della liberazione di Starnberg da parte degli americani.
Durante gli ultimi anni del dominio nazista, si riunirono a Starnberg anche dei gruppi generici che si contrapponevano alla tirannia del regime nazista, per preservare una patria già immersa nel caos da una totale distruzione. Il destino della Germania non si poté più evitare nella primavera 1945, il crollo militare era praticamente segnato, tanto più che una capitolazione strategica sembrò l’unica possibilità di salvare la città di Starnberg prima della sua caduta, anche se, tanto il cosciente tradimento della patria quanto il pericolo della “ostinazione tedesca alla lotta”, comportavano per i ribelli il rischio di essere condannati a morte.
Nell’anno 1949, il Dr. Hans Deuschl (1891 – 1953) rivelò che un importante incontro tra lui, il Dr. Max Irlinger (1913 – 1969) e il capo del comando delle SS ebbe luogo il 29 aprile presso la Villa Bernstorff. Fu un incontro che fondamentalmente dovette decidere per il destino di Starnberg.
L’amministratore distrettuale Irlinger, che apparteneva ai membri della resistenza di Starnberg, il 27 di aprile, in un comunicato a tutti i sindaci e le gendarmerie dei dintorni di Starnberg, aveva “vietato l’organizzazione di qualsiasi resistenza agli americani in avanzata.” Solo due giorni dopo, Irlinger si fece arrestare dalle SS a causa di questo appello. Sembra che fu solo grazie all’intervento personale dell’ultimo ex sindaco di Starnberg, Hans Deuschl – lui stesso capo delle SS – che Irlinger fu lasciato vivere e inoltre, si rinunciò ad un’inutile difesa. Cosa fu discusso esattamente durante questa riunione al Palais Sonnenhof, non è mai stato rivelato da nessuna delle parti interessate. Fatto sta che Irlinger quella sera venne lasciato libero, che le SS locali tra il 29 e il 30 aprile lasciarono Starnberg di notte e furtivamente e che non ci fu alcuna resistenza contro gli americani. Il pomeriggio seguente, Starnberg capitolò e quel giorno visse la sua liberazione, la sua Ora Zero.
Dal 1945 a oggi: Grandi progetti e lavori di ripresa
Nel 1948, Alfred Walz passò il Palais Sonnenhof a sua figlia, Edith Walz. Nel contesto dell’occupazione della Germania meridionale da parte degli alleati, la proprietà venne scelta dopo la fine della guerra come sede per il Comando locale degli americani, tuttavia fonti autorevoli dell’epoca non documentano con precisione questa parte della storia di Sonnenhof.
Nel 1976, la proprietà venne acquistata dalla città di Starnberg. Su una parte del terreno, sorse un complesso di appartamenti, sull’altra un ospedale. Alcuni anni dopo, la città vendette terreno e villa ad un gruppo di investitori, che avevano progetti per la costruzione di un hotel. Qualche tempo dopo, era in ballo la progettazione di una casa di riposo; ma a causa di disaccordi interni, i numerosi progetti previsti non furono mai realizzati. Fino all’acquisto da parte del EUROPEAN HERITAGE PROJECT nel 2002, l’edificio rimase vuoto e fu utilizzato solo occasionalmente per eventi e set cinematografici. Come nel 1996, quando nella villa, sotto la regia di Reiner Kaufmann (*1959), venne girata la pellicola tedesca “La farmacista”. Il film, basato sull’omonimo romanzo di Ingrid Noll (*1935), giocò un ruolo decisivo nel successo del Nuovo Cinema Tedesco negli anni ’90.
ARCHITETTURA
La Villa
Stilisticamente, il Palais Sonnenhof, nome che oggi porta la Villa Böhler costruita nel 1912, non si riesce a classificare con precisione. Nella sua struttura moderna, la villa, concepita da Noris, unisce diverse stilistiche. Infatti, nella parte esterna sono rappresentati elementi apparentemente sia barocchi che classici, negli interni, invece, si ritrova anche Rinascimento, Neorinascimento o Neomanierismo. Ovviamente, questi stili appartengono a epoche precedenti il 1912, ma l’adattamento dell’Art Nouveau, allora contemporanea, e i metodi e tecniche dell’architettura moderna, come ad esempio l’utilizzo del cemento armato nella statica, è indice di una stilistica eclettica.
Alcune delle ville costruite dall’architetto Hans Noris a Monaco e dintorni seguirono per lo più l’Art Nouveau, ma in questo caso, questa classificazione stilistica non è possibile. Il Palais Sonnenhof senza dubbio possiede elementi che riflettono l’Art Nouveau, come ad esempio le piastrelle su terrazze e balconi o il tetto a padiglione molto lineare e di una certa leggerezza, che appare meno pesante e forte come nel caso delle costruzioni classiche, tuttavia, nel complesso, nella sofisticata proprietà su Hanfeld Berg, si fondono, come già menzionato, varie epoche diverse.
L’Eclettismo può essere utilizzato come delimitazione rispetto allo Storicismo, per classificare meglio il pluralismo di stili allora diffuso. Il Palais Sonnenhof offre un esempio eccellente di edilizia eclettica. Infatti, i numerosi neo-stili nell’architettura offrivano non solo un riferimento alla storia passata, ma anche un riferimento locale, per creare una caratterizzazione del lavoro edilizio o una metodologia della costruzione, laddove, invece, nello Storicismo venivano aggiunti elementi nuovi o ‘moderni’, per i quali si utilizzavano tecniche e metodi diversi e illimitati, per poi ricomporre gli stessi elementi.
Nel riprendere vecchie tendenze di stile, per poi mescolarle e ricomporle, si parla principalmente in primo luogo di Storicismo. L’espressione Storicismo indica, nella storia degli stili diffusa nel XIX secolo e in parte anche nel XX secolo, un fenomeno duraturo che si riscontrò soprattutto nell’architettura. Le combinazioni di stili, che a volte apparivano piuttosto arbitrarie, dovevano soddisfare principalmente le esigenze rappresentative individuali della ricca borghesia e creare un ambiente signorile. Tuttavia, con questa opera progettata dall’architetto Hans Noris fu segnato un distacco dal concetto dello Storicismo, dato che lo Storicismo prevede esclusivamente la copia delle epoche specifiche.
Si può affermare che la tipologia e la modalità con cui Noris progettò la villa Böhler e ne realizzò la costruzione furono fondamentalmente all’avanguardia, in un periodo che era sempre influenzato dallo Storicismo. Degno di nota, oltre alla progettazione innovativa di Noris della proprietà, è soprattutto l’utilizzo di tecniche edilizie all’avanguardia. Innanzitutto, l’uso eccessivo di calcestruzzo per la costruzione dell’edificio è pressoché straordinario, in quanto più che di pareti – di per sé non portanti – si tratta in larga parte di doppie pareti, che consistono di una normale muratura, ma sono rinforzate da uno strato aggiuntivo di calcestruzzo. Lo spessore delle pareti soddisfa nella sua compattezza un aspetto che all’epoca non si trovava spesso nelle case comuni e supera di gran lunga l’esigenza statica della villa. Inoltre, l’uso rigoroso di calcestruzzo rappresenta in generale un’eccezione di quel tempo, poiché il Codice Edilizio Bavarese del 1916, a causa della carenza di materie prime durante la prima guerra mondiale, apportò forti restrizioni e osteggiò una gestione dispendiosa delle risorse.
Un altro esempio dell’utilizzo non convenzionale di nuovi mezzi tecnici da parte di Noris è la vetrata totalmente a scomparsa nella veranda della villa. Questa parete a vetro flessibile, da una parte elimina il confine tra casa e giardino, dall’altra rappresenta per quel tempo un’assoluta novità di arte ingegneristica. A paragone, ci sono soltanto capolavori architettonici moderni notevolmente più successivi, come ad esempio nella Villa Tugendhat nella città ceca di Brno, che fu costruita tra il 1929 e il 1930 dal famoso architetto Ludwig Mies van der Rohe (1886 – 1969) e oggi appartiene ai cosiddetti “gioielli della corona” del Modernismo.
Naturalmente, l’Eclettismo giocoso di Noris rappresenta un forte contrasto con il più tardo Minimalismo del Modernismo architettonico e non è quindi assolutamente paragonabile. Tuttavia, non si può sottovalutare che proprio questo Eclettismo, come è stato rappresentato in modo meraviglioso nel Palais Sonnenhof, deve aver ampiamente influenzato una nuova corrente architettonica successiva: il popolare Postmodernismo degli anni ’60, che seguì il motto “tutto è lecito” (anything goes).
Il Palais Sonnenhof offre, grazie alle sue facciate caratterizzate da una simmetria bilanciata, e allo splendido tetto a padiglione, un’immagine di equilibrata serenità. Tramite i materiali semplici e la lavorazione dettagliata e di qualità, le facciate, già di per sé, senza altro accessorio, esaltano la qualità dell’architettura. La villa è valorizzata su tutti i lati e, diversamente da altre dimore sul lago, che spesso posseggono un solo lato degno di nota, qui tutte e quattro le facciate sono state progettate di pari valore. La ripartizione interna della struttura si percepisce chiaramente dalla facciata sul giardino rivolta a sud. Al piano terra, caratterizzato dalle finestre ad arco francesi, si trovano le stanze di soggiorno e le sale di rappresentanza. L’ingresso principale alla villa si trova, fiancheggiato da colonne, sul retro dell’edificio. Qui c’è un Belvedere, un tipo di patio elevato, che permette una vista sull’intero parco posteriore. Le terrazze panoramiche sull’area parco enfatizzano così architettonicamente il pendio naturale. Da un vestibolo ellittico e dotato di scalinate in marmo rosso, si raggiungono le abitazioni di enormi dimensioni e piene di luce. Al centro si trova il grande salotto e sala della musica, il cui lato finestre tipo esedra conferisce allo spazio una nota speciale. La struttura tipo nicchia di questa cosiddetta Esedra, come elemento architettonico, godeva già anticamente di una grande popolarità, come forma di progettazione per uno spazio sociale all’insegna di divisorio per circoli più piccoli. In epoca moderna questa venne riscoperta in Europa come componente dell’architettura profana e in particolare si iniziò a riutilizzare l’Esedra nel Rinascimento e nel Barocco.
Ai lati, si trovano un salone e una biblioteca con soffitti a cassettoni fiorentini del XVII secolo, imponenti camini, ugualmente originari dell’Italia nel XVI o XVII secolo, così come i telai delle porte lavorati in marmo rosso – elementi di interni, che danno spazio a tranquillità e calore e allo stesso tempo conferiscono un tratto distintivo. Dietro alla veranda, si trova, dall’epoca della ristrutturazione sotto il Conte Bernstorff, la sala da pranzo con un ascensore che conduce alla cucina sottostante. Una particolarità è offerta dalla finestra a scomparsa della veranda. Al piano superiore, ci sono diverse camere da letto e bagni. Il piano superiore, ben strutturato, è dotato, su entrambi i lati rispettivamente, di balconi di grandi superfici.
Area parco
L’estesa area parco, strutturata secondo il modello inglese, si estende dalla cima dell’altura fino alla strada Oswaldstraße. La stessa presenta una vasta superficie di forma trapezoidale, che scende chiaramente verso sud e quindi, in tutte le posizioni, apre una vista incontrastata sul paesaggio. Mentre il terreno sul confine est cala ripidamente sulla strada di Hanfelderstraße, al confine ovest sale di colpo, per poi culminare su un punto panoramico collinare a sud-ovest della villa. Da ciò risulta, non solo una efficace distinzione, ma anche la possibilità di una viabilità più movimentata e molto più diversificata. La zona del giardino, di fronte alla facciata lato lago, è anche dotata di un parterre in stile barocco, in cui si scende dalla terrazza della villa soprelevata tramite un’ampia e solida scalinata. Il parterre del giardino è delimitato su un lato da una balaustra arcuata con griglia barocca. Da qui, passeggiando sui due lati, si raggiunge la parte inferiore del parco. Sul retro della villa, una simile struttura, anch’essa dotata di ampi archi, rispecchia il parterre del giardino anteriore. Questa è la meta del viale ed è limitata da un muro calpestabile e piuttosto alto, che a nord è integrato da due muretti sfalsati in tufo. Al centro, le scale conducono ad uno spazio costituito da muratura in tufo, con panchine e una fontanella. Da questo punto, si giunge, tramite i sentieri laterali, nell’are posteriore del parco. Anche il parterre del giardino posteriore mantiene il severo ordine di una struttura barocca. Sul lato ovest della villa, si trova un giardino ornamentale rettangolare, che è arricchito da una fontana a muro. Le parti a giardino, direttamente collegate alla villa e rifinite in una forma rigorosamente geometrica, costituiscono superfici graduali tipo terrazze lungo tutto il dirupo. In questo modo, la struttura si eleva notevolmente dal terreno e viene valorizzata come merita. Dal giardino ornamentale, parte un sentiero più stretto che sale fino ad un punto panoramico tipo colle, con un padiglione aperto. Da lì, un sentiero ombreggiato conduce, attraverso una fitta vegetazione arborea, fino all’area posteriore del parco. L’area parco si estendeva originariamente su una superficie di circa sei ettari e mezzo, di cui oggi sono rimasti ancora circa tre ettari. Il grande vivaio, che, dopo la seconda guerra mondiale, si trovava lungo la strada Hanfelderstraße fino alla strada Oswaldstraße, ha rappresentato per il parco la prima perdita rilevante. Qui, si trovavano in passato gli orti, con piante di verdure e alberi da frutto. L’area parco fu ridotta ulteriormente sotto l’amministrazione cittadina, in quanto si decise di dividere la metà inferiore del parco e di costruirvi abitazioni condominiali, nonché di edificarvi l’ospedale cittadino.
Nuovi edifici
A Palais Sonnenhof appartengono diversi edifici, che è stato possibile riannettere alla proprietà dopo il 2002. Dietro al portale di accesso alla strada Hanfelderstraße, si trova la casa del custode e del giardiniere, oltre alla stalla e alla rimessa delle carrozze. Dato che questi edifici sono a livello della Hanfelderstraße, mentre la villa si trova alcuni metri più in alto, sono difficilmente visibili dalla villa. La superficie al di là della Oßwaldstraße, su cui in precedenza si trovava il frutteto, è intanto occupata dall’edificio dell’ospedale di Starnberg. L’ex casa del giardiniere oggi è un’azienda orticola.
STATO STRUTTURALE ALL‘EPOCA DELL’ACQUISIZIONE
Il Palais Sonnenhof, rimasto vuoto fin dagli anni ’70 e solo sporadicamente noleggiato per riprese cinematografiche, per oltre tre secoli non ha ricevuto nessuna manutenzione né dell’edificio né dell’area parco, in quanto, in quel periodo, non c’era nessuna necessità di spazi abitativi funzionanti. Questo ha avuto come conseguenza che gli impianti idrici ed elettrici si ritrovassero in condizioni malandate, con elettricità e riscaldamento non conformi né ai normali standard tecnici, né a quelli energetici.
Inoltre, le fondamenta e la cantina erano allagati per la pioggia costante e mostravano gravi danni causati dall’acqua. Danni da intemperie hanno colpito ugualmente la capriata, che, a causa delle parziali infiltrazioni del tetto a padiglione, era marcita. Anche l’interno riportava gravi danni, mentre all’esterno l’intera facciata della casa era sgretolata. Inoltre, l’intera area parco si trovava in uno stato desolato ed irriconoscibile.
INTERVENTI DI RESTAURO
Dopo l’acquisizione da parte del EUROPEAN HERITAGE PROJECT, è stato possibile concludere nel 2004 gli interventi di restauro e risanamento condotti ad alti costi sul Palais Sonnenhof. Dopo un processo di recupero, durato in tutto tre anni, nel 2005 è stato eseguito con successo anche il ripristino della sofisticata configurazione del giardino scosceso. In stretta collaborazione con architetti, ingegneri, restauratori, architetti paesaggisti e la salvaguardia locale della Baviera, è stato possibile restituire gli antichi splendori all’eclettica proprietà storica, che rappresenta una testimonianza visiva della storia movimentata di Starnberg. A tal scopo, è stato soprattutto essenziale il particolare intento architettonico di combinare volutamente diversi stili e far rivivere così fino al minimo dettaglio. Come omaggio ad epoche storico-artistiche a lungo dimenticate, ad ogni singolo spazio rappresentativo al piano terra è stata attribuita la rispettiva epoca, restaurandolo e ricreandolo su ispirazione e nel rispetto della supervisione del primo committente Julius Böhler e dell’architetto Hans Noris.
Statica
A causa della pendenza della villa, le fondamenta, come la cantina dell’edificio, sono state rimaste permanentemente allagate dalla pioggia, da cui il ristagno di una grossa quantità di acqua sotterranea che non è riuscita a scorrere. L’intera stabilità dell’edificio era per questo costantemente a rischio, inoltre l’umidità che risale dalla zona sotterranea della casa ha apportato ulteriori danni all’intera proprietà, mettendo particolarmente a rischio elementi architettonici interni, come ad esempio coperture in legno, superfici e rivestimenti in mogano.
Per arginare questo processo e ridurre i danni esistenti, è stato necessario scoprire e circondare la zona sotterranea, per permettere una deviazione dell’acqua piovana, filtrata a causa della pendenza, e quindi evitare ulteriori sgretolamenti e garantire la protezione delle fondamenta e degli scantinati.
Tetto e vano
Il tetto a padiglione, in gran parte permeabile – con una diversa pendenza e la presenza di pipistrelli, nonché la sporgenza delle finestre – è stato completamente rinnovato fino alla struttura a lamiera sull’estremità del tetto, e le lastre di ardesia sono state integralmente sostituite. La trabeazione della capriata era fortemente danneggiata dalle infiltrazioni di acqua esterna e dalle intemperie. L’umidità accumulata ha reso necessario asciugare e riparare le travi marcite nell’intera capriata e in parte rinnovarle completamente.
Riscaldamento, elettricità e impianti sanitari
L’elettricità, il riscaldamento, nonché le linee idriche ed elettriche erano in una condizione di costante degrado, in quanto non erano state risanati dalla ricostruzione dell’edificio rispettivamente del 1912 e 1920. L’intero impianto elettrico e l’approvvigionamento idrico sono stati pertanto ripristinati e rinnovati completamente. Inoltre, è stata effettuata una sostituzione totale del riscaldamento centralizzato, laddove i radiatori decorativi in ghisa sono stati mantenuti e reinstallati dopo il loro restauro.
Ricostruzione
Pavimenti
Nell’area ingresso, la pavimentazione è stata mantenuta, ove possibile, come quella originale, laddove le lastre danneggiate sono state riparate e quelle mancanti sostituite. Per i pavimenti di parquet con intarsi in legno massiccio nelle camere e nei saloni del piano terra – che, a seconda di ciascuno spazio, presentano diversi disegni – è stato possibile conservare il legname, grazie ad esaustivi interventi di manutenzione, tipo levigatura, lucidatura e verniciatura. Le mattonelle arancioni e bianche in stile Art Nouveau sulle terrazze e i balconi sono state ugualmente sistemate, restaurate e, dove necessario, accuratamente riprodotte.
Porte e finestre
Le finestre francesi di forma arcuata sono state mantenute nel loro stato originale e soltanto sigillate. Inoltre, è stato possibile restaurare totalmente i telai in legno e i rari stipiti in marmo rosso delle porte, senza con questo incidere sulla sostanza.
Area parco
All’epoca dell’acquisizione da parte del EUROPEAN HERITAGE PROJECT, l’area parco era completamente trascurata e ricoperta dalla vegetazione, e ha richiesto la massima attenzione al momento del risanamento. La struttura, un tempo dall’aspetto signorile, su modello inglese, aveva completamente perso la sua condizione originale e non era riconoscibile. In seguito, parti delle superfici dei terreni di proprietà, rispettivamente a nord e a sud dell’area, che erano state in precedenza vendute dalla città di Starnberg, vennero riacquistate. Tutte le cascate e i percorsi di ciottoli e ghiaia sono stati ripristinati e i sentieri riorganizzati secondo il disegno originale. Anche il padiglione e le fontane hanno richiesto un restauro integrale. Il giardino ornamentale è stato rigenerato.
Muratura
Particolarmente notevoli le enormi pareti rinforzate – anche non portanti – che superano quelle di edifici di analoga struttura.
In questo caso, si tratta in parte di doppie pareti, costituite da una normale muratura, ma poi rinforzate con l’aggiunta di calcestruzzo armato. In effetti, la parete, con il suo rinforzo in calcestruzzo armato e nella sua compattezza, supera di gran lunga l’esigenza statica della villa. È un metodo edilizio che si trova spesso in costruzioni bunker, ma non in dimore comuni. Tuttavia, una simile costruzione resiste anche alle intemperie e ai segni del tempo in modo non indifferente. Difatti, le pareti sono state sigillate con questo materiale in molti punti.
Anche le opere murarie decorative, che si possono trovare in molte zone dell’area parco, hanno dovuto subire una manutenzione più complessa. Dato che qui si tratta di tufo vulcanico, che, a causa della sua naturale porosità, è particolarmente soggetto ad erosione, anche la muratura, come l’intera area parco, non è stata risparmiata dall’incuria e dalla crescita selvaggia. I muri, adibiti al fine dell’architettura paesaggistica, sono stati prevalentemente sistemati, ripuliti e i blocchi di tufo sono stati inoltre sostituiti con materiali adeguati.
Restauri (arte e artigianato, intonaco, affreschi, ecc.)
Per il risanamento del Palais Sonnenhof, non è stata focalizzata l’attenzione su un utilizzo duraturo dell’edificio, ma piuttosto sul restauro artigianale dei preziosi intonaci, come, ad esempio, elementi decorativi e rappresentazioni storiche. Una particolare sfida si è rivelata la preservazione dei soffitti a cassettoni fiorentini, ricchi di dettagli e oltremodo costosi, nelle singole camere del seminterrato. È stato necessario rafforzare, levigare, sigillare e rimontare i pannelli del tetto. Altri ornamenti con colore a contrasto, come ad esempio rosette decorative in legno, sono state ripristinate secondo antiche tecniche di manifattura con l’uso di formule originali di colori, vernici e oli. Inoltre, i singoli elementi in marmo italiano in stile rinascimentale del XVI e XVII secolo – colonne decorative, camini e telai di porte – sono stati restaurati. I danni permanenti, cui per secoli non si è posto rimedio, hanno causato corrosione e opacità alle superfici originariamente lucenti, in parte spaccando completamente la roccia morbida in alcuni punti. Tutti gli elementi in pessimo stato sono stati ripuliti, lucidati, levigati, ristrutturati, riparati e successivamente rifiniti.
La sala del tè, precedentemente rimasta vuota, nell’ala ovest del piano terra, è stata completamente attrezzata. In omaggio all’intento originale del primo proprietario della casa, la sala è stata riadattata in stile Neorococò. L’opulenza dei colori pastello fino al giallo limone della stanza è stata qui reinterpretata in collaborazione con restauratori, stuccatori e antiquari. Dall’intonaco restaurato, incluse le elaborate sopraporte su soffitti e pareti, per tutta la lunghezza, fino agli specchi, lampadari e mobilio originali rococò, ogni dettaglio è stato scelto con la massima cura.
UTILIZZO ATTUALE E PROPOSITI FUTURI