La casa è una capsula del tempo unica nel suo genere: i segmenti della sua struttura richiamano tutta la storia della capitale austriaca e sono una testimonianza concreta delle diverse epoche e dei cambiamenti sociali che rendono ben visibili e tangibili i due scorsi millenni.
La casa a quattro piani Zur Kleinen Dreifaltigkeit (Alla piccola Trinità), parte integrante del Patrimonio Mondiale dell’UNESCO del centro storico di Vienna, si trova nel nord-ovest della famosa Judenplatz, la zona più antica della città. L’edificio prende il nome da una scultura barocca in pietra della santa Trinità, che dall’angolo in cui si trova domina l’intera piazza.
La casa è una delle testimonianze più importanti del passato di Vienna, una capsula del tempo unica nel suo genere: i segmenti della sua struttura richiamano tutta la storia della capitale austriaca e sono una testimonianza concreta delle diverse epoche e dei cambiamenti sociali che rendono ben visibili e tangibili i due scorsi millenni.
Questa vivida storia inizia nel 15 a.C., quando i Romani fondarono la colonia di Vindobona.
Nelle immediate vicinanze del pretorio, che all’epoca tagliava Judenplatz a metà, l’edificio faceva parte delle caserme militari delle guardie pretoriane. Nelle numerose cantine a volta della villa si possono ancora trovare dei reperti.
Dopo la prima parte del Medioevo, Zur Kleinen Dreifaltigkeit appartenne, dal XIII secolo fino all’inizio del XV secolo, allo Schulhof, il punto focale del Wiener Judenstadt medievale, il ghetto ebraico viennese. Dopo la gesera, un violento pogrom contro la popolazione ebraica del 1420/21, la proprietà, ormai danneggiata, fu concessa dal duca Albrecht V al nobile austriaco Wilhelm von Puchheim e fu completamente ricostruita come edificio del tutto recintato.
MORE | LESS
Il devastante incendio del 1619, che causò gravi perdite nel centro storico della città vecchia di Vienna, intaccò pesantemente la piccola trinità, che però fu ricostruita poco dopo. Della struttura medievale sono sopravvissute fino ad oggi solo le cantine a tre piani e il corpo gotico del piano terra.
Nel periodo degli assedi turchi di Vienna, nel corso del XVI e XVII secolo, furono scavati dei tunnel sotto gran parte del centro storico. Durante il restauro avviato dal Progetto Patrimonio europeo, sono stati scoperti due passaggi segreti di quest’epoca.
Nel 1796, l’edificio fu acquistato e trasformato in una casa cittadina in stile tardo barocco, prima di essere nuovamente modernizzato nel 1816.
In seguito, grazie alla sua posizione di rilievo, divenne la sede di diverse attività commerciali al servizio della corte imperiale (“k.u.k. Hoflieferant“).
Fino all’acquisizione da parte del Progetto Patrimonio europeo nel 2004, la piccola trinità era inabitabile, la struttura e il tetto fatiscenti e l’intera struttura necessitava di un restauro completo. La facciata grigia, cupa e squallida dell’edificio era una visione pietosa.
Durante i decenni di abbandono, la Zur Kleinen Dreifaltigkeit divenne il pugno nell’occhio della piazza, mentre all’insaputa di tutti nascondeva grandi tesori. È stata proprio questa circostanza a spingere il Progetto Patrimonio Europeo ad acquisire e restaurare questo splendido edificio unico implementando azioni immediate.
Oggi l’edificio, con la sua facciata tardo barocca e gli audaci drappi, si fonde perfettamente con la Judenplatz, e si trova vicino alla casa Misrachi, sede del museo ebraico, il vecchio edificio della gilda dei cucitori, l’ex Cancelleria della Boemia, che ospita ora la Corte Suprema austriaca, la casa medievale Jordan e l’edificio della scuola alberghiera austriaca, dove nel 1783 Wolfgang Amadeus Mozart compose la sua famosa Messa in do minore (KV 427). Nel 2007, l’edificio ha avuto un momento di notorietà quando Papa Benedetto XVI , insieme al rabbino capo di Vienna, si è fermato a pregare proprio di fronte alla piccola trinità.
E nonostante la vanità del tempo, la scultura in pietra della santa trinità benedice ancora tutti coloro che visitano questo luogo davvero unico.
SITUAZIONE ALL’ACQUISTO
All’epoca dell’acquisizione dell’edificio borghese tardo-barocco Alla Piccola Trinità da parte del Progetto Europeo per il Patrimonio nel 2004, l’immobile, protetto da salvaguardia, era in uno stato decadente. L’edificio vuoto rappresentava, nel suo stato disabitato, con i locali commerciali sfitti al pianterreno e con la sua triste facciata grigia, un contrasto sgradevole con gli edifici adiacenti della Judenplatz. Il focus del EUOPEAN HERITAGE PROJECT è soprattutto quello di onorare e mantenere in vita la storia movimentata e in parte traumatica della Judenplatz, che nell’anno 2000 è stata trasformata in zona pedonale. Insieme ai palazzi adiacenti alla Piccola Trinità, la ‘Misrachi Haus’, che oggi ospita il Museo della Judenplatz di Vienna e al Monumento alle vittime ebraiche austriache della Shoah, che si trova proprio di fronte all’edificio barocco, è oggi il più importante luogo del ricordo della Vienna ebraica e delle origini della capitale austriaca. Come piazza di pace e riflessione, la Judenplatz rappresenta fin dalla sua riorganizzazione una unicità del ricordo. Per questo, la città di Vienna nel 2002 venne insignita, per la progettazione della piazza, di un premio speciale di architettura “Premio Internazionale della Giuria Dedalo Minosse”. Dal 2006, il EUROPEAN HERITAGE PROJECT svolge attivamente un significativo contributo per conservare e progettare questo patrimonio d’importanza internazionale, tramite costanti e ampi interventi di restauro e manutenzione.
Per la ricerca di un pezzo di storia viennese ed ebraica da tempo passato e a rischio di oblio, è stato avviato nel 1996 un ampio progetto di scavi sull’odierna Judenplatz. I primi ritrovamenti che la squadra per gli scavi ha riportato alla luce, hanno rivelato che la sinagoga ritrovata era in effetti davanti ai palazzi della Judenplatz 8, 9 e 10 e le sue fondamenta apparivano in parte completamente distrutte, in parte però ancora in buono stato. Alla fine, le aspettative di ritrovare i resti delle fondamenta, furono ampiamente soddisfatte quando fu rinvenuto il Bimah – il tradizionale pulpito –, i locali di preghiera, l’atrio, le fondamenta del tempio della Torah e molto altro, laddove si trovavano a circa due metri di profondità anche parti dell’ex caserma romana. Essendo nelle vicinanze della Misrachi Haus oggi si può anche ipotizzare che l’area su cui si trova l’edificio Alla Piccola Trinità fosse utilizzata per scopi comunitari. La piazza, trasformata nel 2000 in zona pedonale, oggi è un centro di memoria della Vienna ebraica. La Misrachi-Haus barocca, nell’angolo nord-ovest della piazza, fa parte del Museo Ebraico, che tra l’altro espone anche i resti della sinagoga distrutta nel 1421. Sulla piazza stessa, la Biblioteca Senza Nome condanna a gran voce l’olocausto, o più precisamente, la Schoah durante le due guerre mondiali, che costò la vita ad oltre 65.000 ebrei austriaci. Dunque, alla luce di una simile tragedia umana, che si è verificata in questo luogo, non sorprende che, in ricordo di questi eventi, sia stata sottolineata l’idea di tolleranza del grande drammaturgo e illuminista Gotthold Ephraim Lessing (1729 – 1781) tramite il monumento a lui dedicato. Un altro momento saliente è stata la visita di Papa Benedetto XVI nel 2007, che, insieme all’alto rabbino viennese Paul Chaim Eisenberg rimase in silenziosa preghiera davanti all’edificio della Piccola Trinità. Contrastando la transitorietà del tempo, la figura di pietra della Santa Trinità concede ancora oggi la sua benedizione a coloro che visitano questo luogo particolare e rende omaggio alla sanguinosa storia di Vienna, come parte di un insieme, che, ben oltre i confini austriaci, rappresenta un importante monumento ad un passato e ad una tragedia di tutta l’Europa.
STORIA
I – XI secolo: Da Vindobona a Vienna
La storia della Judenplatz su cui oggi insiste il grande palazzo Alla Piccola Trinità, inizia con la creazione di Vindobona tra il 15 a.C. e il I secolo d.C. quando i Romani fondarono in questo posto il campo della legione e colonia di Vindobona.
Nelle immediate vicinanze del Prätorium, che a quel tempo divideva in due la Judenplatz, l’edificio era parte delle baracche militari della guardia pretoriana. I resti d’epoca si trovano ancora oggi nelle cantine a volta del palazzo, che furono portati alla luce con cura durante il restauro del piano sotterraneo.
I romani stabilirono, sul posto dell’odierno centro della città vecchia di Vienna, vicino al Danubio, un castrum per assicurare i confini della provincia della Pannonia, che, come zona di sorveglianza, si estendeva dalla Castra Regina, l’odierna Ratisbona, fino a Singidunum, odierna Belgrado. La città civile di Vindobona è stata ricollegata con l’odierno terzo distretto municipale. Ancora oggi, si possono notare i percorsi stradali del primo distretto, il muro di cinta e le strade del campo. I Romani rimasero nel territorio dell’odierna Vienna fino al V secolo. Alcuni resti qualitativamente degni di nota di frammenti di graffiti e stucchi, che appartengono al Quartiere di comando del campo – legatus legionis – , sono stati rinvenuti nella parte orientale della Judenplatz.
Il campo della legione rimase fino agli inizi del V secolo e venne poi definitivamente abbandonato dall’esercito. Nonostante anche i resti dell’insediamento romano finissero in questo periodo, Vindobona probabilmente non fu lasciata interamente distrutta. Una restante popolazione la occupò fino al primo Medioevo. Le rovine romane furono in seguito quasi del tutto logorate dai saccheggi o ricoperte.
Il centro della Vienna del primo Medioevo era il Berghof, una fattoria per la viticoltura che sorse come nucleo di un insediamento residuo sull’ex territorio romano di Vindobona. Il Berghof si trovava sul territorio dell’Hoher Markt (Mercato Alto) del quartiere – Via Marc-Aurel– Sterngasse – Jugengasse, nelle immediate vicinanze della chiesa di San Ruprecht, il più antico luogo di culto della città ancora esistente nella sua sostanza originale ed era a soli 300 metri dall’odierna Judenplatz. Pertanto, è molto verosimile che anche questa zona fosse popolata e venisse già utilizzata nel primo Medioevo. Secondo le fonti del poeta e cronista Jans der Enikel (ca. 1230-40 – dopo il 1302), Berghof era sotto il dominio pagano.
XII – XV secolo: Dalla città ebraica di Vienna alla sanguinosa Gesera viennese
Come altre città dell’Europa medievale, anche Vienna possedeva un quartiere ebraico, la cui relativa chiusura inizialmente non era affatto considerata come emarginazione. La cosiddetta Città ebraica viennese, il cui nucleo era sull’odierna Judenplatz, nominata fino al 1421 Schulhof (Cortile scolastico), fu menzionata nel 1294 per la prima volta nella sua funzione di centro della città ebraica medievale come “Schulhof der Juden” (Cortile scolastico degli ebrei). La città ebraica si estendeva verso nord fino alla chiesa gotica di Maria am Gestade, il lato ovest fu delimitato da Tiefen Graben, il lato est da Tuchlauben, mentre il lato sud da Piazza am Hof. Il ghetto comprendeva 70 palazzi, che erano ordinati in modo tale che le loro mura posteriori formassero un muro di cinta chiuso. Attraverso quattro porte, si poteva entrare nel ghetto. Sulla piazza stessa si trovava la sinagoga, l’unica costruzione in pietra tra le case private e comunali, che occupava ad ovest un terzo della piazza, oltre all’ospedale, la casa del Rabbino e la scuola giudaica. Qui famosi Rabbini hanno insegnato e officiato, facendo della città un centro di sapienza ebraica. Lo Schulhof era costituito da quindici edifici e cinque strade sboccavano sulla piazza.
Dagli anni sessanta del XIII secolo, nella città officiò il Rabbino Isaak ben Mose (1180 – 1260). OrZarua, in italiano “la Città della Luce”, era il nome di uno dei capolavori di ben Mose e finì col coniare anche il nome della sinagoga che si trovava dall’8 al 10 della Judenplatz. L’area su cui oggi c’è l’edificio Alla Piccola Trinità, è formata da due palazzi, che, dopo l’abolizione del quartiere ebraico, furono indicati con i numeri 342A e 342. Quale esatta funzione avessero i due edifici o da chi fossero abitati, non è documentato. Tuttavia, le immediate vicinanze dell’adiacente Misrachi Haus – oggi Judenplatz 8 – fa dedurre che qui si trovavano le case municipali che appartenevano alla sinagoga e pertanto, con ogni probabilità, hanno giocato un ruolo sacrale, più che laico.
Con l’inizio delle Crociate, si inasprirono tuttavia le tendenze antiebraiche, e la situazione giuridico-sociale del diritto di culto ebraico peggiorò rapidamente. Le notizie sul presunto omicidio rituale di Cristo, sulla profanazione dell’ostia e gli avvelenamenti dei pozzi che portarono la peste istigarono la popolazione superstiziosa contro l’ebraismo. Violenti attacchi si ripeterono e condussero, nel 1338, alla prima persecuzione degli ebrei in Austria.
All’inizio del XV secolo, la situazione degli ebrei in Austria si aggravò. Un evento cruciale fu l’incendio nel quartiere ebraico viennese, che il 5 novembre 1406 scoppiò nella sinagoga. La causa dell’incendio è ignota, comunque si diffusero saccheggi e disordini contro gli abitanti del quartiere, non da ultimo la perdita di beni di valore per pignoramento. L’agiatezza e l’importanza economica della comunità ebraica furono fortemente danneggiati dall’incendio.
Alberto V aveva quattordici anni. Nel 1411, fu dichiarato ‘maggiorenne’ e dovette subito alzare le tasse ebraiche draconiane, per poter coprire i costi del nuovo cortile e inoltre permettere il completamento della Stephansturm (il duomo di Vienna). Con la Crociata Hussita (1419 – 1436) a scopo religioso, le tensioni crebbero nel XV secolo. Il Duca Alberto d’Austria accusò gli ebrei di collaborare con gli Hussiti della riforma e proclamò lo sterminio programmato della comunità ebraica, nonché l’espulsione degli ebrei dal Ducato, che doveva avere un effetto prolungato. Il suo culmine lo raggiunse la persecuzione degli ebrei nella sanguinosa Gesera Viennese negli anni 1420/21. Il 12 marzo 1421, fu emesso un decreto del Duca Alberto, che condannava gli ebrei a morte. Oltre alla “malvagità generale”, agli ebrei si imputò la causa della profanazione dell’ostia. L’esecuzione dei rimanenti ebrei viennesi, 92 uomini e 120 donne, avvenne nello stesso giorno sul Gänseweide di Erdberg, nell’odierno terzo distretto di Vienna. I beni lasciati furono sequestrati, le case vendute o regalate ai loro seguaci, il ghetto circostante la Judenplatz fu abbattuto, la sinagoga smembrata e le sue pietre utilizzate per la costruzione dell’antica Università Viennese. La città ebraica fu così spopolata ed eliminata. Gli edifici, che nel 1421 erano indicati come numero 342 e 342A e che hanno preceduto nelle loro fondamenta la Piccola Trinità, furono donati dal Duca Alberto al Sovrintendente supremo dell’Austria, Wilhelm von Puchheim. Gli scavi degli anni ’90 rivelarono che l’odierna casa a Judenplatz 7 confinava direttamente con la sinagoga Or-Sarua. Gli scavi hanno inoltre rivelato che, quanto agli altri, si trattava di edifici in legno edificati su superfici relativamente piccole. Questi erano costruiti con intelaiature e traversine di legno e dotati di semplici pavimenti in terra argillosa, e tra di essi rientra anche l’odierna Piccola Trinità. Dal 1423, il Cortile della Scuola venne nominato in più fonti e da allora indicato come “Piazza Nuova” (Neuer Platz o newyplacz), finché, nell’anno 1437 fu nuovamente e definitivamente denominata “Judenplatz”.
Dopo la Gesera Viennese, Vienna fu per sempre annoverata come la ‘Città del Sangue’ negli annali della comunità religiosa ebraica e dovettero trascorrere più di due secoli prima che gli ebrei si insediassero nella città e in altre parti dell’Austria.
XV e XVI secolo: diffusione cattolica e il primo assedio dei turchi
Dopo l’acquisizione di Wilhelm von Puchheim, sul luogo dell’odierna Piccola Trinità, c’erano due edifici, uno accanto all’altro, costruiti in pietra. Le fondamenta, come nel mandato del Duca Alberto, quando furono originariamente indicati come 342 e 342A, restano quindi conservate nelle loro planimetrie. L’edificio posteriore, la cui area oggi è visibile sia da Judenplatz che dalla Drahtgasse, fu donato, l’11 ottobre dell’anno 1437 per l’organizzazione di una messa perenne nella cappella Puchheim del Duomo di Santo Stefano. La nobile famiglia Puchheim non solo apparteneva ai fedeli favoriti della dinastia dominante degli Asburgo, ma era anche ansiosa di dimostrare con ingenti donazioni all’architettura sacra il proprio rango, potere e ricchezza. Data la distanza relativamente lunga dalla Cappella Puchheim al vero e proprio Duomo di Santo Stefano, sembrerebbe che la cappella abbia dovuto ampliare la giurisdizione del Duomo, dal 1469 nominato Cattedrale. Alla prima metà del XV secolo, risalgono anche le volte a crociera gotiche, ancora oggi esistenti, al piano terra della Piccola Trinità; tuttavia, non è stato possibile preservare la cappella. Con l’approvazione di suo figlio, il cappellano della cappella vendette la casa retrostante nell’anno 1456. Tra il 1456 e il 1547, i due edifici tornarono sotto un’unica proprietà.
Nel corso dei lavori di ristrutturazione da parte del PROGETTO EUROPEO PER IL PATRIMONIO, sono stati scoperti e riportati alla luce sia i locali delle cantine che gli accessi a due corridoi di collegamento sotterranei. All’epoca dell’assedio turco, nel XVI e XVII secolo, Vienna disponeva di una rete di passaggi sotterranei, cantine e segrete. I passaggi sono sigillati da una parete di cemento di circa tre metri. Con l’irrigidimento della legge urbanistica viennese del 1952, molte delle case nel 1° distretto viennese non sono più collegate tra loro. Dopo le dichiarazioni di diversi dipartimenti municipali, i corridoi furono riempiti nel corso dell’organizzazione della piazza, per garantire la praticabilità della piazza. Sul complesso sistema, un tempo ramificato, di tunnel sotterranei del 1° distretto, oggi non esiste più alcuna topografia.
All’epoca dell’assedio di Vienna da parte degli Ottomani, erano a disposizione numerose solide cantine, vecchie di secoli, che sembrano databili tra l’epoca romana e il Medioevo. Per proteggere e rifornire Vienna, già nel XVI secolo erano iniziate le costruzioni di molte delle cantine e i collegamenti con nuovi corridoi.
Il Primo Assedio Turco di Vienna nell’anno 1529 fu un momento saliente della guerra secolare tra il XV e il XVII secolo tra l’Impero Ottomano e gli stati cristiani d’Europa. Dal 27 settembre fino al 14 ottobre, le truppe ottomane circondarono la città di Vienna. Vienna era allora una delle più grandi città del centro Europa e capitale della Monarchia asburgica. Grazie alla sua posizione tra le Alpi e i Carpazi, era di enorme importanza come ‘Porta dell’Europa Centrale’ per gli Ottomani, dato che speravano di conquistare tutta l’Europa tramite la gestione di questa città.
XVII secolo: “Alla Piccola Trinità” e il secondo assedio dei turchi
Dopo la riuscita difesa di Vienna contro i turchi nel XVI secolo, regnò temporaneamente la pace militare a Vienna – in realtà ci vollero più di 150 anni prima di arrivare al secondo assedio della città – e il XVII secolo non fu segnato da altro se non una grande spensieratezza.
Il 5 maggio dell’anno 1619, una delle due case dell’odierna Judenplatz numero 7 fu vittima di un grande incendio, che distrusse più edifici nel centro storico della capitale austriaca. L’incendio fu così devastante, che le protezioni e i regolamenti antincendio della Città di Vienna dovettero in seguito essere rinnovati e potenziati. L’edificio venne tuttavia ricostruito e, nella metà del XVII secolo, ricevette il nome, che da allora gli appartiene, di Alla piccola Trinità. Se l’edificio contenesse e custodisse già da allora una icona della Santa Trinità o forse un affresco, non è tuttavia documentato.
Quando sull’Europa scoppiò la seconda peste, anche Vienna non fu risparmiata da malattia, miseria e morte. La peste, che dilagò negli anni 1678 e 1679 nella capitale austriaca e si portò via gran parte della popolazione, portò con sé anche un ristagno sia economico che culturale. Appena ripresa dal flagello della “morte nera”, gli Ottomani invasero Vienna con l’ambizioso proposito di assoggettare la città sul Danubio una volta per tutte. Fortunatamente, anche il Secondo Assedio Turco di Vienna nell’anno 1683, come già 154 anni prima, rappresentò un’ulteriore offensiva fallita dell’Impero Ottomano. Un grande pericolo per la difesa efficace di Vienna era rappresentato dalla Guerra delle mine iniziata dagli Ottomani. Poiché l’esercito turco con i suoi cannoni non riusciva a sfondare le mura della città, spesse diversi metri, in parte anche triple, scavò tunnel e piazzò le mine. 61 giorni dopo, i soldati turchi scavarono una rete gigantesca di corridoi e un sistema sotterraneo di tunnel per spostarsi dentro la città. Nella romana Vindobona, come anche nella Vienna medievale, c’era già un tunnel sotterraneo e una cantina, ma nell’ambito dei due assedi turchi, sorse un complesso sistema di tunnel per contrattacco e per proteggere la popolazione. In questo ambito, l’intero primo distretto era completamente sotterraneo. Le cantine disponibili, in gran parte con volte a mattoni forati, come si trovano anche nella cantina della Piccola Trinità, erano profonde diversi metri sotto terra e servivano a volte come magazzino e celle frigorifero, unità ospedaliera e sale riunioni, la stessa cappella si poteva raggiungere tramite questa città sotterranea. In questo periodo, persino le catacombe sotto il Duomo di Santo Stefano si collegavano con questo sistema.
Pertanto, in questo conflitto si incontrarono due sistemi di tunnel sotterranei, uno che servì per la difesa, un altro per l’attacco.
XVIII e XIX secolo: ristrutturazione in tardo barocco
Nel 1713, Vienna fu ancora una volta devastata dalla peste. Dopo aver superato anche questa sciagura e l’ultimo tentativo degli ottomani di conquistare la città era stato contenuto con successo, la popolazione dovette raddoppiarsi in soli 70 anni per salire a circa un quarto di milione. Con una maggiore densità di popolazione, arrivò anche la ripresa economica, e sorsero i primi laboratori artigianali del distretto multiculturale di Leopoldstadt.
Si svilupparono opere di canalizzazione e di pulizia delle strade, cosa che migliorò le condizioni igieniche. In seguito, si promosse una fervida urbanizzazione e la città prosperò. Nel corso della ricostruzione, Vienna fu in gran parte barocchizzata. Fu la nascita della Vienna gloriosa, la capitale mondiale del Barocco, che fece di Vienna uno dei centri culturali più importanti d’Europa del XVIII e XIX secolo. Fu allora che Wolfgang Amadeus Mozart (1756 – 1791), ad esempio, nel 1783 compose nella Haus Zur Mutter Gottes (Casa della Madre di Dio) – l’odierna sede della scuola per il turismo – a Judenplatz 3-4, la sua Messa Solenne in Do Minore (KV 427). Inoltre, qui Mozart completò la sua opera Così fan tutte nell’inverno del 1789/1790.
All’inizio del Barocco, nel 1714, sorse la maestosa Cancelleria Boema a Judenplatz 11, sede odierna della Corte Suprema Amministrativa austriaca. La prima grande frenesia urbanistica di Vienna dell’era moderna non riguardò la Piccola Trinità, dato che questa fu ristrutturata nel 1785 in tardo barocco e riacquistò un nuovo splendore. Le due case alla Judenplatz numero 7, che costituiscono Alla Piccola Trinità nella forma attuale, hanno avuto lo stesso proprietario dal 1796 e vennero collegate da un punto di vista edilizio nel 1813.
In generale, è stato documentato che, nel corso della storia del palazzo cittadino Alla Piccola Trinità numerosi fornitori imperiali e reali, e in seguito anche ristoratori, erano insediati al pianterreno dell’edificio. Tuttavia, si dice che la casa civica di Alla Piccola Trinità a quel tempo non era considerata redditizia. Nel XIX secolo la proprietà della casa si frazionò a tal punto, che le quote dovettero essere dichiarate in centesimi.
Dal XX secolo a oggi: da Lessing al Monumento alla Shoah
Dopo molti cambiamenti di proprietà, nel catasto edilizio fu alla fine registrata dal 1905 come unica proprietà. All’inizio del XX secolo, a Judenplatz numero 7 era tutto fermo. Decenni dopo, l’ascesa al potere di Hitler si fece notare anche qui.
La scultura in bronzo di Lessing, che oggi si trova sulla Judenplatz, fu realizzata dallo scultore austriaco-britannico Siegfried Charoux (1896 – 1967) in onore del poeta, pensatore e illuminista tedesco Gotthold Ephraim Lessing (1729 – 1781).
Con il suo dramma “Nathan il saggio”, Lessing mise in scena, nel 1779, una delle opere in lingua tedesca più importanti nell’ambito dell’Umanesimo illuminista e attaccò così già prima del 1781 il pensiero dell’Imperatore Giuseppe II (1741 – 1790), che con il cosiddetto “brevetto di tolleranza” segnò la fine della Controriforma.
A questa idea di tolleranza di Lessing, come pure dell’imperatore Giuseppe II, si pensò per la realizzazione della statua in bronzo. Per il monumento di Lessing, si trattò di un lavoro di appalto, con cui Charoux nel 1930 riuscì ad affermarsi con il suo progetto contro una concorrenza di 82 scultori. L’opera fusa in bronzo fu completata nei due anni successivi e nel 1935 posizionata sulla Judenplatz. Tuttavia, dopo quattro anni, il monumento dovette essere demolito in seguito all’ascesa al potere del Nazionalsocialismo in Austria nel 1939, poiché il poeta, bollato come “amico degli ebrei” e i suoi scritti illuministi, che si appellano alla tolleranza e all’umanità erano una spina nel fianco della nuova dittatura.
Siegfried Charoux, che era andato in esilio in Gran Bretagna già prima della persecuzione politica nel 1935 e da quel momento visse e lavorò solo a Londra, negli anni ’60 venne di nuovo incaricato, in segno di risarcimento, di realizzare il monumento a Lessing. La seconda versione della statua di bronzo poté tuttavia essere scoperta solo nel 1968, un anno dopo la morte di Charoux, sulla Morzinplatz di Vienna. Nel 1981, l’opera fu riportata al suo posto originale, sulla Judenplatz.
Nel 1995, il noto sopravvissuto all’Olocausto Simon Wiesenthal (1908 – 2005) suggerì al sindaco di Vienna Michael Häupl (*1949) di erigere un monumento in memoria dei 65.000 ebrei austriaci uccisi durante la dittatura nazista, che doveva essere eretto nella Judenplatz.
Nella ricerca di un pezzo della storia di Vienna e degli ebrei da tempo passato e a rischio di oblio, è stato avviato nel 1996 un ampio progetto di scavi sull’odierna Judenplatz. I primi ritrovamenti, rinvenuti dalla squadra per gli scavi, hanno rivelato che la sinagoga ritrovata era in effetti davanti ai palazzi della Judenplatz 8, 9 e 10 e le sue fondamenta apparivano in parte completamente distrutte, in parte però ancora in buono stato. Alla fine, le aspettative di ritrovare i resti delle fondamenta, furono ampiamente soddisfatte quando fu rinvenuto il Bimah – il tradizionale pulpito –, i locali di preghiera, l’atrio, le fondamenta del tempio della Torah e molto altro, laddove si trovavano a circa due metri di profondità anche parti dell’ex caserma romana. Essendo nelle vicinanze della Misrachi Haus oggi si può anche ipotizzare che l’area su cui si trova l’edificio Alla Piccola Trinità fosse utilizzata per scopi comunitari. La piazza, trasformata nel 2000 in zona pedonale, oggi è un centro di memoria della Vienna ebraica. La Misrachi-Haus barocca, nell’angolo nord-ovest della piazza, fa parte del Museo Ebraico, che tra l’altro espone anche i resti della sinagoga distrutta nel 1421. Sulla piazza stessa, la Biblioteca Senza Nome condanna a gran voce l’olocausto, o più precisamente, la Shoah durante le due guerre mondiali, che costò la vita ad oltre 65.000 ebrei austriaci.
Un altro momento saliente è stata la visita di Papa Benedetto XVI nel 2007, che, insieme all’alto rabbino viennese Paul Chaim Eisenberg rimase in silenziosa preghiera davanti all’edificio della Piccola Trinità. Contrastando la transitorietà del tempo, la figura di pietra della Santa Trinità concede ancora oggi la sua benedizione a coloro che visitano questo luogo particolare e rende omaggio alla sanguinosa storia di Vienna, come parte di un insieme, che, ben oltre i confini austriaci, rappresenta un importante monumento ad un passato e una tragedia di tutta l’Europa.
INFORMATIONS PRÉCIEUSES ET CURIEUSES
Monumento alle vittime ebree austriache della Shoah
Con la Biblioteca Senza Nome, la scultrice inglese Rachel Whiteread (*1963) riconosce gli ebrei come Popolo del Libro. I libri con il dorso rivolto verso l’interno e il portale chiuso per sempre ricordano il vuoto culturale che ha portato al genocidio. Con l’attuazione dell’idea di Simon Wiesenthal di erigere un monumento alle vittime austriache della Shoah, si è riusciti a creare sulla Judenplatz un luogo del ricordo unico in Europa. Il monumento di Rachel Whiteread è una costruzione in cemento armato con una superficie di 10 x 7 metri e un’altezza di 3,8 metri. Le superfici esterne del cubo sono lavorate come se le pareti interne della biblioteca fossero rovesciate in fuori. Sui fregi del pavimento, che circondano il monumento, sono riportati i nomi di ogni luogo in cui gli ebrei austriaci hanno trovato la morte durante il nazismo. Alla stessa artista è dedicato un suo spazio al pianterreno della Misrachi Haus, che documenta la genesi del progetto del monumento in base a schizzi, modellini e studi preliminari. Già nelle considerazioni basilari in merito alla realizzazione del monumento, la salvaguardia degli scavi della sinagoga medievale era una parte integrante della progettazione. Con l’integrazione di questi reperti archeologici in un museo apposito, che fu allestito nel seminterrato della Misrachi Haus, esiste ora l’opportunità di confrontarsi con la vita degli ebrei nella Vienna medievale all’interno di un’esposizione permanente.
ARCHITETTURA
La casa civica di Alla Piccola Trinità fu realizzata nella sua forma tardo-barocca, come oggi si trova a Judenplatz 7, intorno al 1785. La casa prende il nome dalla sua scultura collocata in un angolo, che rappresenta la Santa Trinità. Candida come neve, in piena espressione dell’arte sacrale barocca, l’opera mostra il Santo Padre e il Figlio seduti su una nuvola, e lo Spirito Santo – qui rappresentato da una colomba della pace in argento – ai loro piedi. Si distacca dai personaggi la nota di colore degli ornamenti decorati in oro, come le aureole, il crocifisso e il globo crucigero.
Al pianterreno, sono conservate le finestre arcuate con persiane originali. La facciata dell’edificio protetto da salvaguardia è stata arricchita da fregi decorativi che visivamente distaccano i singoli piani uno dall’altro. Le finestre ai piani superiori dell’edificio sono semplici finestre rettangolari a reticolo. Per entrambe le forme di finestre, si tratta di doppie finestre che quindi sottolineano in modo particolare la muratura straordinariamente massiccia. Distribuito su cinque piani, l’edificio, che affaccia sulla Drahtgasse, è completato da un semplice tetto a padiglione tegolato con abbaini a due falde e abbaini di traino.
Una particolare struttura si offre grazie ai due atri nel cuore dell’edificio, che donano agli alloggi e agli uffici luminosità e delicatezza. Oltretutto, sono proprio i due atri che indicano la suddivisione originale dell’edificio in due case separate e quindi la storia della casa civica da un punto di vista architettonico.
Nonostante la sua stilistica tardo-barocca, Alla Piccola Trinità brilla per una tranquillità e una semplicità sottolineate dalla sobria colorazione bianca intercalata di tanto in tanto con fredde tonalità grigie e crema. In modo distintivo, la volta gotica, risalente ai primi del XV secolo, nonché la scultura della Santa Trinità, donano ad un edificio altrimenti molto lineare, una certa giocosità. Con la vicina Misrachi Haus sulla sinistra e la summenzionata Biblioteca Senza Nome, Alla Piccola Trinità si integra senza difficoltà nel gruppo di case.
CONDIZIONE STRUTTURALE AL MOMENTO DELL’ACQUISIZIONE
Poiché l’edificio Alla Piccola Trinità è rimasto vuoto per anni, né lo spazio commerciale né le abitazioni sono stati utilizzati, e, inoltre, dagli anni ’30, non vi sono più stati apportati interventi di restauro e di manutenzione, l’intero stato dell’edificio tardo-barocco, all’epoca dell’acquisizione da parte del EUROPEAN HERITAGE PROJECT, era disastroso. Oltre ad una facciata fatiscente, che era distrutta a causa delle intemperie e diventata nera per la fuliggine dei bassifondi di Vienna, numerose finestre erano rotte e il solaio marcio era infestato dai piccioni. Particolarmente critico, tuttavia, era lo stato di rovina delle linee elettriche e idriche, da cui il pericolo di un incendio e quindi la perdita dell’intera sostanza architettonica. In generale, la Piccola Trinità, nel 2004, presentava un aspetto sgradevole che non poteva più essere all’altezza dell’architettura particolare e all’ambiente circostante storicamente notevole e maestoso. Il potenziale di questo monumento edilizio degno di salvaguardia e di preservazione non è stato sfruttato, la sua sostanza architettonica non ha ricevuto una gestione rispettosa.
INTERVENTI DI RESTAURO E DO CONSERVAZIONE
Interventi di restauro
Dopo oltre 70 anni di forte negligenza, il EUROPEAN HERITAGE PROJECT restaura la casa civica viennese Alla Piccola Trinità a notevoli oneri. Mentre i necessari lavori tra il 2004 e il 2006 venivano terminati, si è pensato ai regolari interventi di manutenzione che ne seguivano. A causa del rispetto ai sensibili requisiti per la salvaguardia dei monumenti, l’edificio sulla Judenplatz rappresenta un progetto costantemente in corso, che è focalizzato su aspetti come l’abbattimento delle barriere, miglioramento delle superfici abitative utili, nonché una ottimizzazione energetica secondo gli ultimi standard.
Statica
L’intera stabilità dell’edificio era compromessa in modo permanente dall’umidità che risaliva dagli scantinati, in quanto decenni prima erano stati murati senza saperlo i pozzi di ventilazione esistenti. Per arginare questo processo ed eliminare i danni presenti, è stato necessario rompere e risanare completamente i pozzi di ventilazione, e drenare l’intero edificio.
Tetto e vano
Il tetto a padiglione, in gran parte permeabile, ha subito un completo rinnovo e le tegole sono state integralmente sostituite. La trabeazione della capriata era stata fortemente danneggiata dall’acqua che filtrava dall’esterno e dalle intemperie. L’umidità che ne è derivata ha costretto ad asciugare, riparare e in parte addirittura a sostituire completamente le travi marcite e colpite dalla muffa in tutta la capriata. Una estesa infestazione di parassiti e di piccioni annidati nel tetto hanno provocato danni parzialmente irreversibili. Durante il processo di ricostruzione del tetto e della capriata, si è deciso, in collaborazione con l’agenzia federale per la salvaguardia di monumenti e con l’ufficio edilizio competente, di potenziare la capriata, per creare più spazio in futuro. Da qui, sono stati installati abbaini a due falde più grandi e abbaini di traino più piccoli sul tetto a padiglione precedentemente chiuso. Per un’ulteriore possibilità di creare un consumo energetico più sostenibile e più autonomo, senza tuttavia danneggiare l’insieme architettonico, sono stati installati pannelli solari sul lato settentrionale.
Riscaldamento, elettricità e impianti sanitari
Tutte le linee idriche ed elettriche sono state completamente rimosse e sostituite, in quanto erano in pessimo stato e perdevano e pertanto c’era un forte pericolo di incendi. Inoltre, il riscaldamento non era più funzionante e ha dovuto essere altrettanto smontato e completamente reinstallato. A tal riguardo è stata montata una pompa di energia e anche uno scambiatore di calore con approvvigionamento di acqua sotterranea. Dato che si è dovuto rinnovare l’intero approvvigionamento idrico ed energetico, è stato possibile realizzare un risanamento energetico integralmente ecologico. Infine, sono stati completamente rinnovati tutti gli impianti sanitari.
Ricostruzione
Pavimenti
Particolari perdite sono state subite anche all’interno dell’edificio protetto da salvaguardia. L’intera pavimentazione in legno, per quanto fosse ancora presente, era talmente danneggiata, che è stato necessario sostituire integralmente il parquet. È stato selezionato un parquet misto di legname morbido con inserti in legno massiccio. Per la ricostruzione dei pavimenti, si è optato per un disegno esplicitamente tardo-barocco, che era particolarmente popolare nella Vienna d’altri tempi. Inoltre, per gli spazi abitativi dei piani superiori si è preferito un impianto di riscaldamento a pavimento, per non alterare l’evocazione storica delle stanze con la presenza dei radiatori.
Scale e ascensori
È stato possibile conservare nel suo stato originale la gradinata in pietra della scalinata dell’edificio grazie a costosi lavori di restauro. Inoltre, era importante garantire la futura accessibilità alla casa civica, per permettere l’accesso a tutti. A questo riguardo, nel 2019 è stata completata l’installazione di un ascensore. Il vano della tromba dell’ascensore è stato realizzato in modo tale che l’ascensore si integri con discrezione nell’insieme del complesso e venga garantito il rispetto della protezione del patrimonio.
Porte e finestre
Le finestre arcuate al pianterreno e le finestre rettangolari quadrettate nei piani superiori sono state mantenute nella loro forma originale. Tuttavia, è stato necessario sostituire completamente i vetri rotti delle finestre, laddove è stato possibile mantenere i telai. Inoltre, c’è stata la possibilità di restaurare pienamente gli stipiti in legno delle porte, rari rivestimenti, nonché i telai delle porte, in mogano, senza con questo pregiudicarne la sostanza. Il massiccio portone d’ingresso con vetrata incassata e griglia ornamentale in ferro battuto che conduce ai locali uffici e agli alloggi, è stato altrettanto restaurato ad alti costi.
Muratura
Fortemente problematici sono stati gli scantinati inumiditi, in cui non esisteva un’adeguata aerazione, poiché i pozzi di ventilazione degli ex proprietari dell’edificio erano stati murati. La massiccia muratura dell’intera casa è stata completamente asciugata, prima di poter riparare finalmente le molteplici crepe nella fragile muratura con abbondanti quantità di materiale di riempimento. L’intonaco, che era sfaldato in molti punti sia all’interno che all’esterno, è stato necessariamente rinnovato.
Durante i lavori di restauro sulle volte gotiche dello scantinato, è stato inoltre scoperto il passaggio ai sistemi di tunnel, che erano stati scavati all’epoca degli assedi dei turchi e che in questa occasione è stato possibile riportare parzialmente alla luce con cura e nel dettaglio.
Restauri (arte e artigianato, intonaco, affreschi, ecc.)
Relativamente ai lavori di restauro, è stato ovviamente necessario apportare anche misure evidenti, come ad esempio il rinnovo di tutta la facciata della casa. Pertanto, non si è dovuto rinnovare integralmente soltanto l’intonaco sfaldato, ma anche i fregi e gli stucchi barocchi erosi e spaccati delle finestre sono stati in parte ricostruiti, prima di poter ridare una nuova verniciata ai singoli ornamenti, inclusa l’intera facciata. Inoltre, la candida statua barocca, che rappresenta la Santa Trinità ed è annidata nell’angolo orientale, è stata restaurata secondo il modello storico, compresi i decori in oro e argento. La volta a crociera tripartita gotica al pianterreno dell’edificio, che rappresenta il gioiello di architettura interna della casa, è stata staticamente risistemata nei suoi elementi e scrupolosamente restaurata. I tetti e le pareti negli spazi interni sono stati riadattati in stile tardo-barocco in stretta collaborazione con l’ufficio per la salvaguardia, i restauratori e i muratori con un lavoro storicamente accurato dei sopraporte intonacati. In questo caso, si è dovuto ricorrere ad una ricostruzione totale, in quanto i singoli dettagli decorativi all’epoca dell’acquisizione erano purtroppo assenti o completamente logori.
UTILIZZIO ATTUALE E PROSPETTIVE FUTURE